calendario handbike

Agosto

 

 

 

17-22

Baie-Comeau – CAN

Campionati del mondo UCI

 

 

29

Alba – CN

 

 

Giro italia

 

 

 

 

 

Settembre

 

 

 

5

Somma Lombardo – VA

trofeo “Mariangela con noi”

 

Giro italia

5

Rogno – BG

Memorial Fardelli

8,5

crono

19

Villa d’Almè – BG

Memorial Ghisalberti

 

 

26

Viterbo

“Non più limiti”

 

 

C.I. Società

26

Berlino – D

Real Berlin Marathon

42

 

26-27

Belgrado – SRB

Open Championship Serbia

 

Camp. Naz

 

 

 

 

 

Ottobre

 

 

 

10

Lecco

Campionato Regionale Lombardo

 

 

10

Carpi – MO

Maratona d’Italia – memorial Enzo Ferrari

42

maratona

24

Venezia

22a Venicemarathon

42

maratona

Novembre

 

 

 

7

New York – USA

ING New York Marathon

42

maratona

14

Ravenna

Maratona di Ravenna

42

maratona

28

Firenze

Firenze Marathon

42

maratona

28

Trino Verc. – VC

Mezza mar. “Terre d’Acqua”

21

1/2 mar.

Dicembre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Storia del ciclismo

La storia del ciclismo è fatta di pagine eroiche, di cavalcate mitiche sui colli più aspri delle montagne. E’ fatta ovviamente anche di atleti resistenti alle fatiche più dure nelle condizioni peggiori. Al colle dell’Izoard si arriva attraversando un paesaggio severo, con picchi rocciosi che sembrano altrettanti spettri che si ergono su un terreno arido e morenico. Quasi alla cima del colle c’è una targa che raffigura Coppi; c’è un piccolo museo con commoventi immagini storiche dove dominano le figure di Bartali e Coppi.

 

Le foto e i ritagli di giornale ricordano pagine famose della storia del ciclismo per una tappa che spesso partendo dalla luminosa costa azzurra portava al traguardo di Briancon attraversando mitici colli di cui l’ultimo era proprio l’Izoard (o l’Iz, come si dice tra ciclisti). Sempre nel piccolo museo le cronache fanno notare che Bartali e Coppi non avevano bisogno di prendere rischi in discesa.

Oppure si può pensare al Monte Ventoux, ventoso, battuto dal mistral, 2000m di pietre bianche come la neve, ammantate di nebbia o spazzate dal vento o arrostite dal sole, l’asfalto fatto di grosse pietruzze cementate insieme dal caldo torrido dell’estate, la bici che non avanza, la bocca riarsa. Sul Ventoux salì anche Petrarca per godersi il panorama che si domina da questa erta cima.

E ancora il Puy du Dome, montagna storica per le prodezze di Coppi e perché nel lontano 1627 Florin Perier, cognato del grande Pascal, misurò per la prima volta la pressione atmosferica. Questa risultò inferiore rispetto a quella misurata in pianura, confermando l’ipotesi di Pascal che l’atmosfera potesse essere considerata come un fluido.

C’è anche un ciclismo turistico più tranquillo che si accontenta di seguire le orme dei grandi e si gode i molti aspetti positivi di questo sport.

Caratteristiche del ciclismo

Il ciclismo è uno sport meraviglioso perché racchiude molti aspetti; può avere le caratteristiche di una tranquilla pedalata, oppure può avere contenuti atletici elevati se si seguono le orme dei grandi campioni, oppure ancora può essere un interessante mezzo di escursionismo e di esplorazione.

Molti programmano vacanze in bici e costruiscono un piacevole bagaglio di ricordi. Per una bella vacanza in bici è necessario che non ci siano troppe macchine intorno, per questo i ciclisti sono abbastanza esperti nello studiare percorsi lontani dalle principali arterie, diventano anzi dei veri e propri esploratori alla ricerca di località isolate, tranquille, dove in genere non manca mai un cordiale alloggio ed una buona cucina. Si può scegliere di costeggiare il mare o ci si può avventurare sui mitici colli delle Alpi, si può pedalare da soli godendosi il paesaggio oppure uscire in compagnia e raccontarsela su.

Per tutti il ciclismo è uno sport che fa bene, che non sovraccarica muscoli ed articolazioni, consente una notevole gradualità dell’impegno e pertanto si adatta alle condizioni organiche individuali.

La bicicletta

Le biciclette attuali sono veri gioielli che ottimizzano lo sforzo ed aiutano quindi campioni e non campioni a ridurre il dispendio energetico e migliorare l’efficienza della pedalata. Importante è disporre di un telaio che consenta una comoda ed efficiente posizione in sella; inoltre, come vedremo oltre, i cambi attuali rappresentano un sistema formidabile per ottimizzare la spesa energetica.

Fisiologia del ciclismo

Vediamo qualche caratteristica fisiologica e biomeccanica di questo sport.  Per pedalare in piano, il ciclista deve vincere due tipi di resistenza:

  • la resistenza al rotolamento
  • la resistenza all’avanzamento

La resistenza al rotolamento su strada liscia con gomme ben gonfie è normalmente molto bassa. La resistenza all’avanzamento rappresenta di gran lunga la principale forza che il ciclista deve vincere per avanzare. In effetti, la resistenza dell’aria aumenta con la velocità e con la sezione frontale del ciclista ed inoltre dipende dalla aerodinamicità della forma assunta dal ciclista in bicicletta, il che riflette la posizione in sella e l’appoggio sul manubrio. Risulta che la forza necessaria a vincere la resistenza dell’aria aumenta con il quadrato della velocità; inoltre per avanzare, il ciclista deve, analogamente ad un motore a scoppio, erogare potenza e questa è data dal prodotto della forza necessaria all’avanzamento per la velocità. In definitiva, quindi, la potenza che i muscoli devono sviluppare aumenta con il cubo della velocità .  Si spiega così come sia possibile mantenere una certa velocità senza soverchi sforzi, ma si accusa rapidamente ed incredibilmente fatica acuta se la velocità aumenta anche di poco. Si spiega anche quale sia il grande vantaggio di farsi tirare, infatti in questo caso la forza necessaria all’avanzamento è minore in quanto la massa d’aria viene accelerata nella direzione del movimento dal ciclista che precede; in pratica la velocità del ciclista che si fa tirare rispetto all’aria è minore se paragonata al soggetto che invece “tira”.

Il fattore aerodinamico è estremamente importante e si caratterizza con il cosidetto coefficiente Cx di cui si parla molto a proposito di macchine. Quanto minore è il coefficiente tanto minore è la forza necessaria all’avanzamento e tanto più economico risulta l’avanzamento. Un ciclista su una bicicletta da turismo ha un Cx di 1.1 , un valore molto elevato simile a quello di un TIR; viceversa la posizione abbassata su una bici da corsa consente di ridurre la sezione frontale e di assumere una posizione più aerodinamica, in questo caso il Cx si abbassa a circa 0.8 . Un piccolo cupolino aerodinamico sul manubrio ridurrebbe ulteriormente il Cx a 0.7.

La riduzione del Cx comporta minor spesa energetica, maggior economia di corsa e maggior velocità massima.

La riduzione della resistenza dell’aria è stata l’argomento alla base della scelta di effettuare il record dell’ora in quota (città del Messico). In effetti, in alta quota, a fronte del vantaggio della minor resistenza dell’aria, si verifica il considerevole svantaggio legato alla limitazione della massima potenza aerobica che si verifica appunto in quota. Attualmente, migliorata l’aerodinamica della posizione in sella, si preferisce effettuare la prova del record a livello del mare.

E’ interessante notare che nel ciclismo in piano sono avvantaggiati i soggetti di grossa taglia; in effetti, una sezione frontale maggiore comporta sì una maggiore resistenza all’avanzamento, ma è molto maggiore il vantaggio che deriva dalla forza espressa dai muscoli. Se la maggior taglia rappresenta un vantaggio in piano, essa diventa uno svantaggio in salita ove la potenza si esprime per unità di massa: atleti leggeri sono quindi avvantaggiati quando la strada si impenna. Sempre quando la strada si impenna tutti sanno di dover ricorrere al cambio.

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Il cambio

Il cambio è un mirabile strumento che consente ai muscoli di ottimizzare la prestazione al variare della pendenza del terreno. I muscoli principalmente interessati nella pedalata sono i muscoli estensori della coscia, le contrazioni sono sempre di tipo concentrico (il muscolo cioè contraendosi si accorcia). Il cambio fece la sua prima apparizione nel 1927 e fu successivamente perfezionato nel 1930 e 1936 dalla Campagnolo.

Attualmente si può disporre di cambi con tre moltipliche e nove rapporti sulla ruota posteriore.

A cosa servono dunque i rapporti? Diciamo che la forza esercitata sui pedali si trasmette alla ruota posteriore per generare l’avanzamento. La forza di propulsione della ruota sul terreno è sempre piuttosto piccola, circa 1/10 della forza esercitata dal piede sul pedale: ad esempio, se il piede esercita sul pedale una forza di 20 N, la forza propulsiva della ruota sul terreno è di 2 N. A sua volta, la forza esercitata dal piede è circa 1/10 della massima forza volontaria esercitata dai muscoli estensori della coscia. Quello che però è importante considerare non è tanto la forza quanto la potenza erogata dal muscolo la quale è data dal prodotto della forza sviluppata per la velocità di contrazione del muscolo stesso. Se, ad esempio, un muscolo si contrae sviluppando forza massimale ma non si accorcia, ne deriva che non si genera movimento e quindi la potenza è nulla. Questo sarebbe il caso di chi spinge sui pedali ma, per la durezza del rapporto, non riesce a  far girare i pedali. All’altro estremo vi è il caso di chi mulina le gambe con un rapporto molto dolce: in questo caso la velocità di contrazione dei muscoli è molto elevata, la forza esercitata è minima ma il prodotto di forza x velocità (cioè la potenza) è anche molto basso. Tra questi due estremi sta la scelta ottimale.

La fisiologia suggerisce che un muscolo eroga la massima potenza quando la velocità di contrazione è circa 1/3 della velocità massima.

L’uso del cambio consente una scelta molto precisa del rapporto per mantenere la velocità di contrazione dei muscoli vicino al valore ottimale. Ovviamente questo caso si pone quando la strada sale e la pendenza è molto variabile.

Nel ciclismo, la velocità di contrazione si caratterizza con la frequenza delle pedalate. La frequenza ottimale è sulle 80-90 pedalate al minuto, questo valore però varia in relazione alla tipologia delle fibre muscolari, alla biomeccanica del soggetto ed all’allenamento.

In laboratorio è possibile identificare la frequenza di pedalata ottimale: un soggetto viene invitato ad aumentare gradualmente la frequenza delle pedalate da 40 a 120 al minuto mantenendo la potenza costante. Si tratta di identificare la frequenza alla quale il consumo energetico (misurato come consumo di ossigeno) è minimo

La pratica del ciclismo e l’allenamento suggeriscono la scelta adeguata del rapporto. La maggior parte della gente se ne va in bicicletta con grande godimento senza pensare troppo alla frequenza delle pedalate: va bene anche così perché, come detto sopra, il ciclismo comporta comunque lo sviluppo di forze relativamente basse e proprio per questo appartiene al gruppo degli sport che “fanno bene” .

Costo energetico

E’ difficile fornire dati di validità generale in quanto il costo energetico dipende dalla sezione frontale, dalla posizione in sella e dalla pendenza; peraltro il rendimento della pedalata è stimabile intorno al 25%.

Nel ciclismo agonistico il dispendio energetico (sempre in piano e per un soggetto di 70 kg) è di 12 kcal/min, corrispondente a 720 kcal/ora e ben 2160 kcal in tre ore.

Questi semplici esempi numerici servono ad esprimere il concetto che il costo energetico unitario del ciclismo su terreno piano è basso , ma essendo in genere praticato per un tempo relativamente lungo, il consumo energetico totale può essere consistente.

Ecco un breve calcolo di dispendio energetico per una salita con dislivello totale di 2000 m (ad esempio il Colle del Gran S. Bernardo partendo da Aosta). Per un soggetto di 75 kg con bicicletta di 10 kg (peso totale da innalzare 85 kg , trascurando le marmellatine e la boraccia) il consumo energetico totale è dell’ordine di 1600 kcal. Consiglio di aumentare le marmellatine. Il consumo energetico di una tappa alpina del Giro di Francia si aggira sulle 6000 kcal; il problema qui spesso non è la tappa in sé ma il recupero per il giorno successivo.

Allenamento

Il ciclismo rappresenta di per sè una ottima soluzione per tenere in allenamento il sistema cardiovascolare, inoltre è possibile graduare il livello di impegno in relazione alle condizioni organiche individuali. Il primo problema con cui si confronta il ciclista neofita è il soprasella, la zona cioè del corpo che appoggia sulla sella. D’altra parte, anche per un ciclista con molti chilometri alle spalle, i primi 100 km della stagione pongono problemi di resistenza al soprasella. Il segreto è trovare una ottima posizione in sella il che si ottiene partendo con un buon telaio e modificando successivamente di poco la posizione sinché si raggiunge la posizione ottimale.  Per chi desidera migliorare la performance occorre sviluppare un programma di allenamento.

Facciamo il caso di chi punta a conquistare qualche passo alpino. Nella prima fase bisogna accumulare almeno 1000 km su terreno vario, meglio se collinare. In questa fase si sviluppa la resistenza generale e si trova il passo adatto, ad esempio in buon rapporto per macinare chilometri è il 52 x 19 o il 52 x 21. Nella seconda fase (circa 500-600 km) bisogna affrontare le salite, preferendo percorsi con pendenza media (7-8%), sui 12-15 km. Il miglioramento sulle salite porterà inevitabilmente a riduzione di velocità ed agilità nella pedalata in piano. Nella terza fase bisogna portarsi in macchina ai piedi dei grandi colli, farsi 15-20 km di riscaldamento e poi attaccare la salita. L’ideale è non mettere mai il piede a terra ; proprio questo è il principale problema in quanto bisogna imparare a distribuire lo sforzo in maniera da non scoppiare.  Il segreto è partire molto, molto piano (ovviamente in termini relativi) e tenere il fiato per la seconda metà. E’ molto utile studiarsi il percorso su una carta. Usciti da questa fase si può puntare a qualche circuito amatoriale con molti colli ( con dislivello totale in salita intorno ai 3000m). Si tratta di un programma ambizioso che va preparato con cura.  Consiglio dal 14 al 26 per la ruota libera e tre moltipliche davanti (52, 42 e 32).

Alimentazione

Nel ciclismo bisogna continuamente mangiucchiare qualcosa: chi si ferma seduto su un paracarro è in ipoglicemia e ha ridotto al minimo il suo glicogeno muscolare.  Non trascurare di portarsi sempre da bere. Si consiglia soluzione glucosata al 5-8%. In una giornata calda la disidratazione può essere notevole, circa 1L all’ora; va compensata bevendo con regolarità.

Conclusioni

Non resta che augurare qualche bella pedalata con qualche importante raccomandazione:

  • scegliere un percorso tranquillo;
  • indossare sempre un casco;
  • portarsi sempre qualcosa da mangiare;
  • non trascurare di portarsi una boraccia con soluzione glucosata al 5-8%. In una giornata calda la disidratazione può essere notevole;
  • va compensata bevendo con regolarità.

Il ciclismo è un buon allenamento per il sistema cardiovascolare e, come accennato all’inizio, è forse l’esercizio che è più adattabile alle condizioni organiche individuali.

Se cuore e muscoli sono protagonisti indiscussi, non si può ignorare che nel ciclismo la regina è la bicicletta. Sceglietene una bella, leggera, fatta su misura, scegliete anche il colore. La scelta attualmente per un amatore è duplice: telaio in acciaio o in alluminio. Il primo è leggermente più pesante ma non tradirà mai. Il secondo è sicuramente più leggero ma più delicato e a rischio di rottura. E’ utile farsi consigliare da persona esperta. Scarpette, guanti e, importantissimo, pantaloncino con soprasella imbottito. Sul soprasella spalmare abbondante crema a base di vaselina.

Itinerari consigliati

Percorsi senza troppo traffico. Bisogna imparare a leggere le carte per scegliere percorsi poco battuti. Qualche idea: Il famoso Canal du Midi nel sud della Francia; tutto piatto, molta ombra, poca fatica e molte trattorie. Oppure per chi vuole fare fatica: i colli delle Alpi, Iseran, Galibier, Izoard, Gran S. Bernardo e Piccolo S. Bernardo, poi, lo Stelvio, i passi dolomitici, ecc.  Per i più ambiziosi possiamo proporre come obiettivo massimo la Grenoble-Grenoble, un circuito di 220 km che include: Colle del Lautaret, Colle del Galibier, Colle del Telegraph, Colle della Croix de Fer. Per questa impresa si consiglia con molto buon senso di non vergognarsi a mettere un 28 davanti. Partenza col buio pesto, obbligatorio il fanale (non si vede niente lo stesso). All’attacco del Lautaret albeggia e c’è un fornaio che tira su la saracinesca, i ciclisti si infilano dentro direttamente dimenticando i tornanti del Lautaret. Poi l’alba incendia i ghiacciai della Meje che si fa ammirare salendo la malefica strada che porta al Galibier. Il Telegraph è roba da ridere. Invece sul Croix de Fer con il sole sul coppino non c’è proprio niente da ridere. Poi c’è ancora qualche su e giù, si passa di fianco a un terreno di golf … e poi il giro si chiude. A chi arriva in fondo viene dato un certificato (BRA, Brevet de Randonneur des Alpes). Una buona bici è certo meglio di una scassata, ma il problema non è quello!

Fonte: www.benessere.com

Preparazione atletica per la mountain bike

La mountain bike (MTB) è uno sport dove la preparazione atletica riveste un’importanza basilare. Non solo essa è di fondamentale rilievo per chi pratichi questo sport a livello agonistico, ma è indispensabile anche per chi lo consideri semplicemente un piacevole hobby. 

 

Molti percorsi, infatti, hanno caratteristiche tali da essere impraticabili da parte di chi non abbia almeno un certo livello di capacità di forza, oppure rischiano di rendere una vera tortura quella passeggiata che sarebbe dovuta essere distensiva e rilassante. Se si sta nuotando in piscina, infatti, e ci si sente stanchi, si può sempre fermarsi per riprendere fiato o per chiudere anticipatamente, rispetto ai programmi, la mia sessione di allenamento; ma ci si trova in sella alla MTB in mezzo ad un bosco o ad un prato ondulato e si va in “crisi”, in qualche modo si deve rientrare a casa o al punto di ritrovo, e ciò può costituire un finale oltremodo spiacevole per una esperienza che doveva essere positiva e costruttiva.

La preparazione atletica, dunque, è un momento cardine per la pratica anche amatoriale di questo sport. Le indicazioni che seguono sono rivolte a chi pratichi la MTB con obiettivi agonistici, ma, fatti gli opportuni adattamenti, possono servire veramente a tutti. Nel seguito dell’articolo ci riferiremo sempre ad atleti agonisti ed a gare, ma il discorso può essere sempre facilmente adattato agli amatori e alle loro uscite non competitive. Effettuare una corretta preparazione significa dunque dotare il praticante di quelle capacità condizionali, cioè di quelle caratteristiche fisiche, che gli servono per effettuare al meglio la gara. 

Le qualità che più servono ad un biker sono:

  • Resistenza
  • Forza
  • Velocità (resistenza alla velocità)
  • Mobilità o flessibilità
  • Destrezza ed equilibrio
  • Decontrazione muscolare

Le prime tre sono vere e proprie capacità condizionali, mentre le ultime tre sono caratteristiche atletiche che tendono a confluire con quella che comunemente viene definita “tecnica” di esecuzione del gesto sportivo. 

Resistenza

È la capacità dell’organismo di resistere contro la stanchezza in esercitazioni sportive di lunga durata. Quando mi affatico, infatti, per un certo tempo posso comunque mantenere l’intensità iniziale tramite maggiori sforzi di volontà. Oltre un certo punto, però, l’intensità diminuisce: la resistenza è, appunto, la capacità di contrastare questo calo di efficacia.
Viene determinata dalla capacità funzionale del sistema cardiocircolatorio, del metabolismo, del sistema nervoso e dalla coordinazione di tutti gli organi ed i sistemi. È importante anche l’aspetto coordinativo e psichico e la forza di base posseduta. L’allenamento della resistenza deve prevedere sempre sia l’allenamento della resistenza di base, sia di quella specifica di gara, privilegiando la cosiddetta resistenza aerobica. Esistono infatti almeno cinque diverse capacità di resistenza, strettamente connesse le une alle altre:

  • DI LUNGA DURATA: per percorrere una distanza per la quale l’atleta necessita di più di 8 minuti senza che intervenga un sostanziale cedimento di velocità. La prestazione avviene quasi esclusivamente in condizioni aerobiche. Richiede uno sforzo di tutti i sistemi dell’organismo, ma il fattore determinante per la qualità della prestazione è la capacità del flusso di ossigeno nell’unità di tempo, cioè la capacità aerobica.
  • DI MEDIA DURATA: durata compresa tra 2 e 8 minuti. Dipende dalla resistenza di forza e dalla resistenza alla velocità. Si verifica un debito di ossigeno. Al crescere della velocità, aumenta la richiesta energetica anaerobica. 
  • DI BREVE DURATA: compresa tra 45 secondi e 2 minuti. Vi è un’elevata percentuale di processi metabolici anaerobici. Dipende massicciamente da fattori quali la cosiddetta resistenza di forza e dalla resistenza alla velocità. Il suo livello è determinato da quello delle riserve energetiche e dalla capacità di utilizzarle in assenza di ossigeno, dalla capacità di tamponare le reazioni acide del lavoro, e dalla possibilità dei muscoli di continuare a contrarsi anche con un Ph sanguigno acido.  
  • DI FORZA: indica un tipo di resistenza localizzata nei distretti muscolari interessati.
  • ALLA VELOCITÀ: consiste nella capacità di resistere alla stanchezza con carichi di intensità  massimale o submassimale non facendo diminuire la rapidità del moto su brevi distanze.

Nella pratica della MTB tutti questi aspetti vanno coltivati: è infatti necessario possedere resistenza di lunga durata, perché la gara dura sempre ben più di otto minuti, resistenza di forza, perché vi sono spesso salite anche ripide che richiedono il ricorso a questa qualità, resistenza alla velocità, perché può fare la differenza, soprattutto in partenza, quando occorre ben posizionarsi all’interno del gruppo, ed in un eventuale arrivo allo sprint, e la resistenza di media e breve durata, perché sono propedeutiche e legate alle altre.

Forza

Tra le varie forme in cui questa qualità può essere espressa, quelle che hanno un interesse per la pratica della MTB sono:

  • PURA o MASSIMALE, che è quella più elevata esprimibile con una contrazione muscolare volontaria. È la forma più importante, perché influenza tutte le altre.
  • VELOCE: è la capacità di superare delle resistenze con una elevata rapidità di contrazione. Nella pratica la sua espressione tende a coincidere con quella del concetto di velocità, al quale si rimanda. Si esprime e si allena con movimenti rapidi. Un buon metodo di allenamento adatto alla pratica della MTB, è quello di incrementare molto la forza massimale e di trasformarla poi in forza veloce con esercitazioni specifiche rapidissime. In ogni caso l’allenamento deve essere condotto per portare ad un rapporto forza-tempo del movimento simile a quello di gara, in modo che i muscoli effettuino nel minore tempo possibile il gesto di gara, cioè la pedalata, con una resistenza pari a quella di gara. Nell’allenare la forza veloce ci si deve fermare prima dell’arrivo dell’affaticamento.
  • RESISTENZA DI FORZA: è la capacità di opporsi alla fatica durante applicazioni di forza di lunga durata. Rappresenta il punto di contatto tra le qualità della resistenza e della forza. Il suo allenamento principe consiste in primo luogo nell’esercizio di gara ed in esercitazioni specifiche rendendo più difficili le condizioni esterne. Si rimanda a quanto detto sul concetto di resistenza per ogni approfondimento.

L’allenamento di qualsiasi aspetto della forza deve essere sempre finalizzato alle esigenze specifiche del movimento di gara. La programmazione deve prevedere delle esercitazioni di sviluppo generale della forza, che precludano la costituzione di una “barriera di forza” che impedisca ulteriori progresso, poi esercitazioni specifiche, che rispettino la ritmica alternanza tra tensione e rilassamento tipica dei movimenti ciclici, e di movimento di gara. Questi ultimi, ad esempio possono essere rappresentati da sprint sulla bici partendo da fermi con carichi addizionali. Tengo a precisare che la pratica della MTB richiede lo sviluppo di forza, in tutte le sue componenti e varianti, anche in distretti muscolari che normalmente vengono trascurati in altre discipline simili. Dato per scontato il potenziamento degli arti inferiori, compresi i glutei, il biker deve allenare anche i muscoli stabilizzatori del tronco, la schiena, le spalle, i pettorali, le braccia, con particolare riferimento alle mani ed agli avambracci, evitando, però, un’eccessiva crescita di massa muscolare che si trasformerebbe in ulteriore peso da trasportare.

Velocità

È la capacità di spostarsi su una breve distanza con la massima rapidità . È una capacità complessa e difficile da allenare, i cui presupposti sono: la mobilità dei processi nervosi, che fornisce un’elevata frequenza di movimento, la forza veloce e la potenza, che incidono sull’accelerazione, l’elasticità e la capacità di rilassare rapidamente dei muscoli, la tecnica, la capacità di concentrazione ed altri meccanismi biochimici. Il biker ha bisogno della velocità in alcuni momenti specifici della gara: in partenza, quando deve lottare per conquistare una posizione favorevole all’interno del gruppo, nella volata finale, ed eventualmente in altri momenti topici della gara. In ogni caso molto spesso si può parlare più di un ricorso alla resistenza alla velocità che non alla velocità pura.

Per allenare la velocità occorre migliorare:

  1. La rapidità della reazione motoria, cioè la risposta, ad esempio al segnale dello starter o allo scatto di un avversario;
  2. La fase di aumento della velocità, in cui hanno rilievo la potenza e la forza veloce;
  3. La fase di stabilizzazione della velocità, in cui si sviluppa la massima velocità possibile.

Vista l’importanza che ha la tecnica di esecuzione del gesto, occorre innanzi tutto perfezionare per prima questa, con ripetizioni a velocità submassimale o con progressioni a velocità controllata che arrivino fino al 90-95% di quella massima, nelle quali si mantenga un perfetto controllo tecnico sviluppando al contempo una velocità simile a quella massimale. Riprendo qui il concetto di resistenza alla velocità, già trattato nella sezione dedicata alla resistenza, per ribadire che il suo sviluppo è legato a quello della resistenza aerobica, che attiene alle prestazioni cardiache e circolatorie ed alle capacità di recupero, ed a quello della velocità pura.

Mobilità o flessibilità e decontrazione muscolare

Si tratta di caratteristiche fisiche che spesso vengono confuse. La prima è la capacità di realizzare dei movimenti con grande escursione e si allena ad esempio con esercizi di stretching. Più complesso, invece è l’argomento della decontrazione muscolare, che consiste sia nella capacità di decontrarre il muscolo agonista dopo la sollecitazione sia di decontrarre gli antagonisti nel momento della sollecitazione. In entrambi i casi la deficienza di decontrazione riduce la forza, la resistenza e la velocità. Ciò è ovviamente di grande rilievo negli sport ciclici, dove il muscolo deve passare ritmicamente da uno stato di contrazione ad uno di decontrazione. La capacità di decontrazione è allenabile e può essere migliorata con slanci, balzi, scuotimenti degli arti, massaggi e trattamenti ipertermici, come bagni caldi e saune.

Destrezza ed equilibrio

Rientrano più nel campo dell’addestramento che non dell’allenamento e della preparazione atletica e garantiscono una maggiore economicità dei gesti e quindi un minore ricorso alla forza muscolare.

PERIODIZZAZIONE

Non tutti i periodi dell’anno sono uguali. Visto che non è materialmente possibile essere “in forma” sempre e che il periodo delle gare, o quantomeno quello delle competizioni più importanti, è limitato, ciò che si fa durante il resto dell’anno deve essere propedeutico ad ottenere le migliori prestazioni quando ciò ci interessa. Possiamo quindi individuare tre diversi periodi, per ciascuno dei quali indichiamo alcuni esempi di allenamenti tipici. Non va però dimenticato che ogni capacità condizionale va comunque allenata in ogni fase della periodizzazione, compresa quella di transizione se raggiunge o supera le tre o quattro settimane. Nel periodo gara gli allenamenti saranno caratterizzati da ritmi più intensi, pause di recupero più lunghe ed intervallati da giornate di riposo completo o “attivo”, a bassa intensità, finalizzate a ristabilire le scorte energetiche nell’organismo. 

Si precisa che quelle che seguono sono solo delle indicazioni di massima e non possono essere interpretate come un programma di allenamento completo: questo, infatti, deve tenere conto delle caratteristiche specifiche di ogni singolo individuo, quali, ad esempio, la necessità di diminuire o controllare il peso corporeo, di incrementare una capacità particolarmente deficitaria rispetto alle altre e così via. Solo un esame basato su alcuni test può sciogliere le riserve relative ad una preparazione individualizzata. Atleti apparentemente simili, infatti, potrebbero avere livelli di potenza e capacità aerobica, di massimo consumo di ossigeno e di soglia anaerobica diversi e potrebbero dunque necessitare di approcci alla preparazione anche sostanzialmente dissimili.

Periodo di preparazione

Gli allenamenti caratteristici di tutta la preparazione sono:

Fondo lungo

Suo scopo è quello di plasmare le basi psicologiche, organiche e muscolari necessarie perché l’atleta possa sopportare le fatiche dell’allenamento per l’intera stagione. La durata è variabile e può giungere anche alle 4 ore. Il ritmo deve essere di un 15-20% inferiore a quello di soglia anaerobica, ed anche eventuali salite devono essere intraprese sotto tale soglia. Questo allenamento è di fondamentale importanza, perché abitua psicologicamente il soggetto alla fatica, “insegna” al corpo ad utilizzare risorse energetiche costituite anche da grassi e produce adattamenti muscolari, articolari, tendinei e di tutti i sistemi.

Fondo lento

Costituisce il classico allenamento di recupero delle energie psicofisiche e rappresenta il cosiddetto “recupero attivo”: è un fondo percorso a ritmo continuo, con intensità del 25 o 30% inferiore a quello di soglia e protratto da una fino ad un massimo di due ore, assolutamente solo in pianura e possibilmente fatto in compagnia e in un ambientazione gradevole, per rigenerare anche la mente.

Fondo medio e fondo veloce

La durata del primo, sempre a ritmo uniforme, varia da 30′ a 90′ percorsi ad un ritmo cardiaco del 10 o 15% inferiore a quello della frequenza di soglia anaerobica. Il secondo, invece, ha una durata dai 20′ fino all’ora, percorsi con una frequenza cardiaca compresa tra il 95% ed il 100% di quella di soglia. Questi due tipi di allenamento possono essere anche svolti insieme andando a costituire un allenamento in progressione ed il loro scopo è quello di porre le basi per potere effettuare allenamenti a più alta intensità e per elevare il livello di soglia anaerobica.

Il cosiddetto periodo di preparazione può a sua volta essere suddiviso in due tappe, secondo il seguente schema:

I tappa, più lunga: in una programmazione annuale può durare circa quattro mesi. È caratterizzata da un quantità di carico elevata e gradatamente crescente e da un’intensità bassa. Il suo principale obiettivo, infatti, è di elevare la capacità di carico dell’atleta.

Alcuni esempi di allenamento caratteristico di questa prima tappa sono:

  • Abituarsi a “stare in sella”: non è un aspetto banale come può sembrare: uscite di 3-4 ore a ritmi blandi e costanti e con rapporti agili sono assai utili per riprendere confidenza con la bicicletta.
  • Allenamento di resistenza con variazioni di ritmo: in questa fase è bene effettuarlo su percorsi medio-lunghi per poter contribuire ad aumentare la resistenza aerobica. Può consistere in 4 o 5 ripetizioni di durata compresa tra i 10 e i 20 minuti ad una velocità di poco superiore al 50% di quella massima esprimibile, utilizzando rapporti agili ed un percorso vario dal punto di vista altimetrico. Il recupero tra le serie è tra i 4 e i 6 minuti a velocità moderata.
  • Sviluppo di forza resistente con allenamento in salita: su una salita con pendenza uniforme del 5% circa, vanno effettuate da 5 a 8 ripetizioni di durata compresa tra due e quattro minuti e con due minuti di recupero.
  • Forza:
    esercitazioni per lo sviluppo generale in palestra con bilancieri o macchine isotoniche per tutto il corpo, non solo per le gambe. Per lo sviluppo della forza vanno effettuate serie con elevato carico e basso numero di ripetizioni. Cominciare ogni seduta allenando gli arti inferiori, che rimangono comunque il gruppo muscolare più importante e non superare le 25 serie complessive per allenamento.

II tappa: il suo obiettivo è di collegare tra loro le singole componenti dello stato di forma, rendendo l’allenamento più specifico. Si mantiene costante la quantità di lavoro e ne si aumenta l’intensità.

Ecco alcuni esempi di allenamento tipici di questa fase.

  • Sviluppo della resistenza in salita: è un allenamento misto di forza e resistenza che consiste nell’effettuare da 4 a 6 ripetizioni di circa 2-4 minuti in una salita con pendenza compresa tra il 4 e l’8% con rapporti piuttosto agili. Recupero di almeno 4 minuti. In alternativa può essere valido effettuare da due o tre ripetizioni di circa 10-15 minuti in salita con gli stessi rapporti. Recupero di almeno 8-10 minuti.
  • Le ripetute a soglia anaerobica: un obiettivo basilare di un biker è quello di avere un’elevata velocità di soglia anaerobica, e l’allenamento di questa caratteristica è costituito dall’effettuare lunghe ripetute con frequenza cardiaca vicina a questo valore. Possono essere eseguite numerose ripetizioni della durata compresa tra 4 e 10 minuti con un recupero effettuato pedalando lentamente e con un rapporto agile per circa 3 o 4 minuti.
  • Sviluppo della resistenza di breve e media durata e della capacità di lavorare con alte concentrazioni di lattato: si effettuano variazioni di ritmo di durata compresa tra i due e i quattro minuti, nelle quali l’intensità del tratto veloce è superiore alla frequenza di soglia del 5%, e quella della fase più lenta è di circa il 5% inferiore alla velocità di soglia. La durata complessiva del lavoro non dovrebbe superare l’ora.
  • Allenamento a ritmo gara: consiste nel percorrere frazioni di allenamento ad un ritmo prossimo alla velocità e all’impegno che si dovrà tenere in gara. Ha soprattutto una funzione di stimolo psicologico.
  • Forza speciale: in pianura o in salita, con partenza da fermo, sviluppare la massima spinta sui pedali, tenendo rapporti lunghi, per 6 o 7 secondi. L’esercizio può essere effettuato sia da seduti sul sellino, sia in piedi sui pedali. Con l’avanzare della stagione e l’avvicinarsi del periodo di gara, occorre velocizzare l’azione, diminuendo la lunghezza dei rapporti, la pendenza della salita ed aumentando i tempi di recupero.
  • Forza resistente in salita: su una pendenza di circa il 5% eseguire da 4 a 9 ripetizioni, in una o più serie, della durata da 1’30” a 3 minuti con rapporti lunghi. Recupero di almeno 5-8 minuti tra le ripetute e di 10-15 minuti tra le serie.
  • Forza resistente in pianura: allenamento simile al precedente, dal quale si differenzia per la durata delle ripetizioni, che è di circa 30 secondi superiore e per la frequenza della pedalata, anch’essa leggermente superiore.
  • Resistenza alla velocità: si tratta di ripetizioni di durata compresa tra 30″ e i 2′ a velocità sub-massimale, con un recupero quasi completo che permetta di smaltire quasi completamente il debito lattacido.
  • Velocità: in pianura, partendo in progressione, raggiungere la massima velocità possibile e mantenerla per un tempo compreso tra i 3 ed i 6 secondi. Recupero ampio sia tra le serie che le ripetizioni, il cui numero deve essere tale da far sì che non vi sia un sensibile calo della velocità. Da quel momento in avanti, infatti, si allenerebbe la resistenza alla velocità e non la velocità pura.

Periodo gara

Il compito dell’atleta è di adeguare le capacità sviluppate nel periodo di preparazione alle esigenze specifiche relative alle gare più importanti. Si riduce la quantità di carico e si aumenta l’intensità, conformandola alle caratteristiche di gara, anche se deve essere sempre curata e mantenuta la resistenza aerobica. I mezzi di allenamento sono costituiti quasi esclusivamente da carichi specifici, quindi da lavoro sulla MTB. Per avere alcuni esempi di allenamento si possono prendere in esame quelli indicati nella sezione precedente, diminuendo il numero di ripetizioni, aumentando i tempi di recupero e la velocità delle prove ed adeguando i rapporti e la frequenza di pedalata a quelli usati in gara. Uno strumento di allenamento indispensabile, poi sono le competizioni giudicate non importanti, dove possono essere sperimentati tattiche, sensazioni, aspetti psicologici e capacità di sostenere ritmi elevati in preparazione di quelle che più interessano.

Periodo di transizione

Compito del periodo di transizione è di rigenerare le energie fisiche e psichiche, senza perdere eccessivamente il grado di allenamento. Deve essere breve e non superare le quattro settimane. In tale fase possono essere praticate discipline sportive che piacciano all’atleta, esercitazioni di tipo generale, ed addestramento tecnico sulla MTB.

Sebbene queste righe concernano esclusivamente gli aspetti legati alla preparazione atletica, si conclude sottolineando il fatto che un allenamento completo alla pratica della MTB deve comprendere numerose sessioni di lavoro tecnico finalizzate ad apprendere la migliore tecnica di guida possibile. A parità di condizione atletica, infatti, la padronanza del mezzo fa certamente la differenza tra due atleti. Durante queste sedute di lavoro tecnico, poi, dovrebbero essere inseriti esercizi specifici tali da migliorare contemporaneamente l’abilità di guida e talune capacità condizionali, fondendo quindi il momento dell'”addestramento” all’uso del mezzo con quello dell'”allenamento” propriamente detto.

Fonte: www.benessere.com

Atletica Leggera per disabili

E’ uno degli sport più popolari del panorama paralimpico internazionale ed è praticato in più di cento paesi in tutto il mondo. Può essere considerata la prima nata dello sport paralimpico: le prime corse in carrozzina, infatti, risalgono già al 1952, anno in cui i veterani della Seconda Guerra Mondiale  parteciparono ai Giochi Internazionali di Stoke Mandeville (Inghilterra). Con la capacità di attirare il grande pubblico, l’Atletica Leggera offre una vasta gamma di competizioni ed il più grande numero di eventi sportivi.

 

Le gare, come nella disciplina olimpica, si suddividono in corse su pista e su strada e concorsi, con l’aggiunta del pentathlon quale gara combinata.

Questo sport può essere praticato da atleti con disabilità fisica, sensoriale ed intellettiva.

 A seconda della tipologia di disabilità e della classificazione funzionale attribuita, gli atleti possono gareggiare in carrozzina, in piedi (con o senza protesi sportive), insieme ad un atleta guida nel caso di atleti ipovedenti e non vedenti.

Le carrozzine da corsa e le protesi sportive sono da considerarsi a tutti gli effetti vere e proprie attrezzature sportive che, grazie all’innovazione tecnologica ed alla ricerca di materiali sempre più leggeri e performanti, hanno permesso agli atleti paralimpici di effettuare prestazioni eccezionali ponendo i loro risultati sullo stesso piano di quelli raggiunti dagli atleti olimpici.

L’Atletica Leggera, a livello internazionale, è governata dall’International Paralympic Committee con il coordinamento della propria specifica Commissione Tecnica.

 

Le classificazioni

 

Nell’Atletica Leggera gli atleti gareggiano in diverse classi a seconda della tipologia di disabilità e del grado di funzionalità:

nelle Classi 11, 12 e 13 competono gli atleti con diversi gradi di menomazione visiva; nella classe 20 gareggiano quelli con disabilità intellettiva; nelle classi da 32 a 38 competono gli atleti cerebrolesi (sia in carrozzina che in piedi); nelle classi da 40 a 46 quelli con differenti livelli di amputazione e con altre tipologie di disabilità (les autres); alle classi 51-58 appartengono gli atleti con i vari gradi di lesioni midollari e di amputazione, in pratica tutti quelli che non possono gareggiare in piedi.

L’ASD UTOPIA Sport è impegnata con TURCO Anna Grazia nelle discipline del:

–         Lancio del giavellotto;

–         Lancio del disco;

–         Getto del peso;

la stessa già campionessa Nazionale del lancio del giavellotto e varie medaglie d’argento e di bronzo nelle altre discipline, detiene per il 2010 il titolo regionale delle tre discipline.

Cos’è l’Handbike

L’handbike è una bicicletta singolare nella quale la propulsione viene dalle braccia e non dalle gambe: utilizza tre ruote (due dietro ed una centrale davanti) e permette allo sportivo di usare questo mezzo “pedalando con le mani

Risultati 2009/2010

Gli atleti partecipano a competizioni di Handbike, Tennis Tavolo e Lancio del giavellotto.

Grandi soddisfazioni per Turco Anna Grazia che si aggiudica diversi primi posti nell’atletica, Congedo Paolo si classifica primo della categoria Under 21 Provincial del CSI, Turco Andrea primo per la categoria allievi, Brognara Daniele primo dei Seniores.

01/03/2010

CAMPIONATO NAZIONALE  GIAVENO-TORINO

Tennis Tavolo

4 assoluti

TURCO Anna Grazia

05/03/2010

4 giovanissimi

CONGEDO Paolo

 

11/04/2010

MEZZA MARATONA DI OTRANTO

Handbike

1° CATEG

TURCO Anna Grazia

 

18/04/2010

CRONO DEL MARE GARA INTERREGIONALE –MARINA DI MASSA;

Handbike

1° CATEG.H4

TURCO Anna Grazia

 

19/04/2010

Cerignola  – 2° Gran Premio

Provinciale CSI

Tennis Tavolo

1° Seniores

BROGNARA Daniele

2° Seniores

MULINO Cristian

4° Seniores

TURCO Anna Grazia

1° Under 21

CONGEDO Paolo

1° Allievi

TURCO Andrea

2° Allievi

DE GIORGI GIACOMO

3° Allievi

SCIOLTI MATTIA

 

01/05/2010

Risceglie – Campionato Regionale FISDIR di Atletica Leggera

Lancio del giavellotto

TURCO Anna Grazia

Lancio del disco

TURCO Anna Grazia

Lancio del peso

TURCO Anna Grazia

 

02/05/2010

1^ Corri Galatina

Handbike

1° CATEG

TURCO Anna Grazia

 

29/05/2010

Torneo beneficenza

“Insieme si può fare”

Tennis Tavolo

1° OPEN

CONGEDO Paolo

2° OPEN

BROGNARA Daniele

1° Allievi

TURCO Andrea

2° Allievi

SCIOLTI MATTIA

1° RAGAZZI

DE CARLO Salvatore

2°RAGAZZI

TURCO Giacomo

 

19/06/2010

CAMPIONATO NAZIONALE A CRONOMETRO – MOGLIANO VENETO

Handbike

2° CATEG

TURCO Anna Grazia

         
24/07/2010

corri Martano

-Provinciale-

Handbike 1° CATEG TURCO Anna Grazia
         
 

Stracursi

-Provinciale-

Handbike 1°CATEG TURCO Anna Grazia
         
12/10/2010

Cutrofiano

-Provinciale-

handbike 1à GATEG TURCO Anna Grazia

Handbike e Ciclismo

Attività sportiva

Individualmente o di gruppo, di piacere o atletica secondo le modalità; sana e tonificante.

 

 Modalità di esercizio dominante

In resistenza (cicloturismo) ma anche in tenuta e potenza (montai bike). BI: senso dell’equilibrio.

Equipaggiamento

Bicicletta, casco, cosciale, scarpe, cassetta attrezzi, valigetta pronto soccorso.

Luogo

Pista, strada, sentieri, qualsiasi terreno.

Stagioni

Primavera, estate, autunno.

Impegno fisico

Medio; continuato.

Parti del corpo interessate: gambe, braccia (handbike)

Durata della prova: da 2 a 6 ore.

Benefici fisiologici

Equilibrio, perdita grasso, riflessi; potenza muscolare; cardiovascolare; resistenza aerobica; scioltezza.

Rischi di incidente

Anatomici: cadute, fratture, traumi, lesioni del perineo (sella non adatta).

Fisiologici: patologie cardiovascolari.

Controindicazioni

Anatomiche: articolari (patologie alle ginocchia, alle anche); vertebrali (per vibrazioni)

Fisiologiche:cardiache(debolezza cardiaca ignorata).

Varie: ipoglicemia, disidratazione..

Limiti di età

Da 10 a 80 anni; età ottimale da15 a 40 anni.

Conclusioni

Sport di moda, come sport salutare o come esercizio più atletico; può essere praticato da tutti rispettando varie precauzioni.

Estratto dalla pubblicazione: “LA PREPARAZIONE AGLI SPORT

Informazioni complementari sul tennistavolo

SCHEDA ED INFORMAZIONI COMPLEMENTARI SUL PING PONG E/O TENNISTAVOLO

( Estratto dalla pubblicazione “LA PREPARAZIONE AGLI SPORT” )

Attività sportiva: Ludica, praticata individualmente in doppio o  a squadre; tonificante necessità di senso tattico, scioltezza e scatto.

Modalità di esercizio dominante: In tenuta in caso di cambi lunghi, ma anche in potenza, in resistenza in caso di partite prolungate. BI: importante; equilibrio, riflessi, visione della palla.

Equipaggiamento: Racchetta, palline, scarpe.

Luogo: Sala in tutte le stagioni.

Impegno fisico: Importante; intermittente. Vengono interessate tutte le parti del corpo con una durata che va dai 40 minuti a 1,30 ore.

Benefici fisiologici: Equilibrio, riflessi; potenza muscolare; benefici cardiovascolari; resistenza aerobica; scioltezza.

Rischi di incidente: Anatomici: distorsione della caviglia, patologie dei polsi.

Controindicazioni: Anatomiche:vertebrali (lombalgie). Fisiologiche:cardiache(debolezza cardiaca ignorata).

Limiti di età: Da 7 anni in poi; età ottimale da17 a 28 anni.

Conclusioni: Attività moderata ludica, che interessa tutte le parti del corpo.

Statuto e atto costitutivo

STATUTO

ASSOCIAZIONE SPORTIVA “UTOPIA SPORT”

 

Art.1 – Denominazione e sede

 E’ costituita l’associazione non riconosciuta denominata  “Utopia Sport” associazione dilettantistica, con sede legale in Vernole. Via  G. Leopardi n.6, la quale sarà disciplinata dalle norme del presente Statuto.

L’associazione potrà costituire delle sezioni distaccate nei luoghi che riterrà più opportuni al fine di meglio raggiungere gli scopi sociali.

La denominazione sociale, può essere integrata con altre espressioni con apposita  delibera del  Consiglio  Direttivo.

Art.2 – Scopi

L’associazione ha scopo di praticare e propagandare l’attività sportiva del Tennistavolo, con atleti disabili e normodotati, a tal fine, può partecipare a gare, tornei, campionati; può inoltre, sotto l’egida e con l’autorizzazione della F.I.Te.T / C.I.P., indire e/o organizzare manifestazioni e gare; istituire corsi interni di formazione e di addestramento; realizzare ogni iniziativa utile alla diffusione ed alla pratica dello sport del Tennistavolo; svolgere attività didattica per l’avvio, l’aggiornamento e il perfezionamento nello svolgimento della pratica sportiva del Tennistavolo.

L’associazione non ha scopi di lucro, promuove lo sport come strumento di maturazione personale e di impegno sociale ed è motivata dalla decisione dei soci di vivere l’esperienza sportiva secondo la visione cristiana dell’uomo e dello sport.

L’Associazione potrà svolgere tutte le attività ritenute necessarie per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali, tra cui, a titolo esemplificativo e non esaustivo, l’organizzazione di eventi sportivi, culturali, ricreativi, di sagre, feste, manifestazioni, tornei, giochi, anche da tavolo e/o a carte, ivi compresa l’attività di somministrazione di alimenti e bevande e quant’altro nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge. Potrà altresì svolgere attività di tipo commerciale nel rispetto delle vigenti normative fiscali e amministrative.

Inoltre potrà reperire spazi ed impianti, anche tramite convenzioni con enti pubblici o privati, per lo svolgimento dell’attività istituzionale e intrattenere rapporti con Istituti di Credito, anche su basi di passive.

L’associazione sportiva “Utopia Sport” si impegna , altresì, alla realizzazione di progetti e promozione di campagne di sensibilizzazione, anche in collaborazione con le altre Associazioni, enti pubblici e quant’altro; realizzazione di materiale stampato, video e web per la presentazione dell’Associazione e per la diffusione dei suoi scopi.

L’Associazione potrà utilizzare spazi ed impianti della Parrocchia Maria SS. Assunta di Vernole, esclusivamente per lo svolgimento dell’attività sportiva organizzando, altresì, eventi per il reperimento di fondi da destinare esclusivamente alla gestione dell’associazione stessa.

Gli eventuali proventi della attività associativa devono essere reinvestiti interamente in attività sportive.

Durante la vita dell’associazione non potranno essere distribuiti, anche in modo indiretto, fondi, riserve o capitale, salvo che questo sia imposto dalla legge.

Art.3 – Affiliazione

L’associazione procederà alla propria affiliazione alla F.I.T.e.T e al C.I.P. Con l’affiliazione, l’associazione accetta incondizionatamente – per sé e per i propri associati – di conformarsi alle norme e alle direttive del Comitato Internazionale Olimpico (CIO), del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), del Comitato Italiano Paralimpico (C.I.P), della I.T.T.U e della E.T.T.U. e a tutte le disposizioni statutarie e regolamentari della F.I.TE.T e si impegna ad accettare eventuali provvedimenti disciplinari che gli organi competenti della F.I.TE.T stessa dovessero adottare a suo carico, nonché le decisioni che le autorità federali dovessero prendere in tutte le vertenze di carattere tecnico e disciplinare attinenti all’attività sportiva.

Gli associati, inoltre, si impegnano al rispetto del Codice Etico Sportivo approvato dal Consiglio Nazionale del CONI.

Art.4 – Funzionamento

L’associazione garantirà la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche e delle prestazioni eventualmente fornite dagli associati. L’attività istituzionale ed il regolare funzionamento delle strutture dovranno essere garantiti dalle prestazioni volontarie e gratuite degli aderenti all’associazione; nel caso la complessità, l’entità nonché la specificità dell’attività richiesta non possa essere assolta dai propri aderenti, sarà possibile procedere all’assunzione di lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo, riconoscendo, altresì, rimborsi per le spese sostenute al fine di garantire il buon funzionamento ed il corretto esercizio delle attività svolte dall’Associazione.

Art.5 – Domanda di ammissione – Qualifica di Socio

L’associazione si può comporre di un numero illimitato di associati. Possono essere associati tutti coloro che ne facciano espressa domanda e siano accettati  dal Consiglio Direttivo.

Possono essere membri effettivi dell’Associazione coloro che credono e ne condividono gli scopi ed intendono impegnarsi per la realizzazione mettendo a disposizione parte del proprio tempo libero. L’Associazione garantisce e riconosce le pari opportunità tra i soci senza distinzione alcuna.

I Soci si distinguono in:

a) atleti, coloro che praticano attività sportiva;

b) non atleti, coloro che contribuiscono alla realizzazione dei fini istituzionale

dell’Associazione Sportiva.

La suddivisione dei soci nelle suddette categorie non implica alcuna differenza di trattamento in merito ai loro diritti associativi.

In caso di domanda di ammissione a socio presentata da minorenni, la stessa dovrà essere controfirmata dall’esercente la potestà parentale. Il genitore che sottoscrive la domanda rappresenta il minore a tutti gli effetti nei confronti dell’associazione e risponde verso la stessa per tutte le obbligazioni dell’associato minorenne.

Ai soci sarà  garantita uniformità di rapporto associativo e modalità associative volte ad assicurare l’effettività del rapporto medesimo senza limiti temporali e con diritto di voto, a condizione che abbiano raggiunto la maggiore età.

Art.6 – Perdita della qualifica di Socio

Gli associati cessano di appartenere all’associazione: per dimissioni volontarie, per decadenza, per esclusione.

 L’esclusione per dimissioni volontarie si verifica quando l’associato presenti formale dichiarazione di dimissioni al Consiglio Direttivo. Ha effetto solo dopo la sua accettazione e, comunque, solo con lo scadere dell’anno in corso, purché sia presentato almeno tre mesi prima.

L’associato è dichiarato decaduto quando non esplica più l’attività per la quale è stato ammesso.

L’associato è escluso quando è inadempiente nel pagamento della quota associativa, o quando sia incorso in inadempienze degli obblighi derivanti dal presente statuto o dai regolamenti, o quando siano intervenuti gravi motivi che rendano incompatibile la prosecuzione del rapporto associativo.

La decadenza e l’esclusione vengono deliberate dal Consiglio Direttivo, sentito l’associato interessato. La delibera deve essere comunicata allo stesso associato con lettera raccomandata con avviso di ricevimento.

Avverso la delibera di decadenza o di esclusione, l’associato può ricorrere all’assemblea; il ricorso – che sospende la delibera – deve essere proposto, a pena di decadenza, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione di cui al comma precedente.

L’associato escluso con provvedimento definitivo non potrà essere più ammesso.

Art.7 – Durata

L’associazione ha durata illimitata. La stessa, comunque, non può sciogliersi  prima che le delibere da essa assunte non siano state attuate, salvo diversa decisione assunta dall’apposita assemblea che, in tal caso, dovrà anche provvedere sugli effetti delle delibere in corso di esecuzione.

Art.8 – Patrimonio

Il patrimonio dell’associazione è costituito dalle entrate delle quote associative, determinate annualmente dal Consiglio Direttivo, dai beni acquistati o pervenuti comunque da privati o enti, dalle contribuzioni o donazioni di soci, privati od enti, dalle eventuali sovvenzioni del CONI, delle Federazioni sportive o di altri enti, dai premi e dai trofei vinti.

Art.9 – Quota associativa

Gli associati sono obbligati al versamento della quota annuale nella misura stabilita dal Consiglio Direttivo. Ove in regola con tale versamento, partecipano con pieno diritto e con voto deliberativo all’assemblea.

La quota e/o gli eventuali contributi associativi non sono trasmissibili.

Art.10 – Organi

Sono organi dell’associazione: l’Assemblea generale dei soci; il Consiglio Direttivo; il Presidente dell’associazione.

Le cariche o incarichi associativi sono totalmente gratuiti.

Art.11 – Assemblea

L’assemblea generale dei soci è la riunione in forma collegiale degli associati ed è il massimo organo deliberativo dell’associazione: è convocata in sessioni ordinarie e straordinarie .

All’assemblea sono demandate tutte le decisioni concernenti l’attività necessaria per il conseguimento della finalità associativa.

 Art.12 – Compiti dell’Assemblea

L’assemblea riunita in via ordinaria :

–      approva il rendiconto economico e finanziario e il bilancio preventivo;

–      delibera sugli indirizzi e sulle direttive generali dell’associazione nonché su tutti gli argomenti attinenti alla vita ed ai rapporti della stessa che non rientrino nella competenza dell’assemblea straordinaria e che siano legittimamente sottoposti al suo esame;

–      nomina per elezione – a scrutinio segreto e con tre distinte votazioni – il Presidente dell’Associazione ed il Consiglio Direttivo.

L’assemblea è convocata,  in via straordinaria:

–   per deliberare le modifiche statutarie o lo scioglimento dell’associazione;

–   quando il Consiglio Direttivo lo ritenga opportuno o vi sia la richiesta di almeno un decimo degli associati, i quali devono indicare l’argomento della riunione. In tal caso la convocazione è atto dovuto da parte del Consiglio Direttivo.

Le assemblee sono presiedute dal Presidente del Consiglio Direttivo: in caso di sua assenza o impedimento, da una delle persone legittimamente intervenute all’assemblea e designata dalla maggioranza dei presenti.

L’assemblea nomina un segretario e, se necessario, due scrutatori.

L’assistenza del segretario non è necessaria quando il verbale dell’Assemblea sia redatto da un notaio.

Il Presidente dirige e regola le discussioni e stabilisce le modalità e l’ordine delle votazioni.

 

Art.13 – Riunione e costituzione dell’Assemblea

L’assemblea deve riunirsi almeno una volta all’anno entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio sociale per l’approvazione del rendiconto economico e finanziario. L’assemblea è convocata con delibera del Consiglio Direttivo.

La convocazione dell’assemblea ordinaria avverrà minimo otto giorni prima mediante affissione di avviso nella sede dell’associazione e contestuale comunicazione agli associati a mezzo posta ordinaria, elettronica, fax o telegramma.

Nella convocazione dell’assemblea devono essere indicati il giorno, il luogo e l’ora dell’adunanza e l’elenco delle materie da trattare.

Potranno prendere parte alle assemblee ordinarie e straordinarie dell’associazione i soli soci in regola con il versamento della quota annuale. Avranno diritto di voto solo gli associati maggiorenni.

Ogni partecipante all’assemblea con voto deliberativo ha diritto ad un solo voto. L’associato può farsi rappresentare nell’assemblea da altro associato purché munito di delega scritta; ogni associato non può essere portatore di più di una delega.

L’assemblea è validamente costituita, in prima convocazione, quando sia presente la metà degli associati aventi diritto di voto deliberativo; in seconda convocazione qualunque sia il numero degli intervenuti.

Le delibere, salvo quelle aventi ad oggetto le modifiche dello Statuto e lo scioglimento dell’associazione sono approvate nell’assemblea in prima convocazione, ove ottengano la maggioranza assoluta dei voti; ed in quella in seconda convocazione, ove ottengano la maggioranza relativa dei voti.

Le modifiche dello Statuto sono validamente approvate solo se ottengono la maggioranza assoluta dei voti spettanti a tutti gli associati con diritto a voto       deliberativo.

Lo Statuto e le sue modifiche, inoltre, sono sottoposte all’approvazione del CONI, o, in caso di delega concessa dal CONI alla F.I.T.e.T, di quest’ultima, secondo vigenti disposizioni di legge e regolamentari.

Lo scioglimento dell’associazione è validamente deliberato dall’assemblea generale dei soci, convocata in seduta straordinaria, solo se ottiene il voto favorevole di almeno tre quarti degli associati aventi diritto a voto deliberativo, con esclusione delle deleghe.

L’assemblea che dispone lo scioglimento dell’associazione stabilisce contestualmente le modalità e gli incarichi per la messa in liquidazione.

Di ogni assemblea si dovrà  redigere apposito verbale firmato dal Presidente della stessa, dal Segretario e, se nominati, dagli scrutatori.

Copia dello stesso deve essere messo a disposizione di tutti gli associati con le modalità ritenute più idonee dal Consiglio Direttivo al fine di garantirne la massima diffusione.

 

Art.14 – Presidente

 Il Presidente dell’Associazione è eletto dall’assemblea tra gli associati fondatori od ordinari, dura in carica due anni,  rappresenta l’associazione a tutti gli effetti legali e ne manifesta la volontà.

Il Presidente:

a) esegue le delibere del Consiglio Direttivo circa gli atti di straordinaria amministrazione, stipulando, su sua delega, i relativi atti negoziali. Ha altresì potere di firma per porre in essere atti di amministrazione ordinaria, su delega, anche generale, del Consiglio Direttivo, la quale potrà essere estesa anche al Segretario o ad altro consigliere;

b) è autorizzato a eseguire incassi e ad accettare donazioni di modico valore nonché sovvenzioni e contributi che non comportino obblighi per l’Associazione offerti a qualsiasi titolo da Pubbliche Amministrazioni, da Enti e da Privati, rilasciandone liberatorie quietanze; tale potere può essere delegato dal Presidente al Segretario o ad

altro consigliere;

c) ha la facoltà di nominare avvocati o procuratori nelle liti attive e passive riguardanti

l’Associazione davanti a qualsiasi autorità giudiziaria ed amministrativa;

d) convoca e presiede le riunioni delle Assemblee e del Consiglio Direttivo;

e) in caso di necessità ed urgenza, può assumere i provvedimenti di competenza del

Consiglio Direttivo, sottoponendoli a ratifica nella prima riunione successiva.

Art.15 – Vice Presidente

Il Vice Presidente dell’associazione è eletto dall’assemblea tra gli associati fondatori od ordinari, dura in carica due anni. Sostituisce il Presidente in caso di sua assenza o di impedimenti temporanei ed in quei compiti nei quali venga espressamente delegato.

In caso di impedimento definitivo, per qualsiasi motivo, del Presidente rimane in carica per gli affari ordinari e per la convocazione – entro un mese – dell’assemblea per l’elezione di tutte le cariche associative.

Art.16 – Consiglio Direttivo

Il Consiglio Direttivo è composto da: il Presidente dell’associazione che lo presiede; il Vice Presidente; tre o più Consiglieri, (purché in numero dispari, secondo quanto sarà deliberato di volta in volta dall’assemblea).

I Consiglieri sono eletti dall’assemblea tra gli associati. Il Consiglio Direttivo dura in carica due anni ed i suoi componenti sono rieleggibili.

Possono ricoprire cariche sociali i soli soci in regola con il pagamento delle quote associative che siano maggiorenni, non ricoprano cariche sociali in altre società ed associazioni sportive dilettantistiche nell’ambito della disciplina dilettantistica del Tennistavolo,non abbiano riportato condanne passate in giudicato per delitti non colposi e non siano stati assoggettati da parte del CONI o di una qualsiasi delle Federazioni sportive nazionali ad esso aderenti a squalifiche o sospensioni per periodi complessivamente intesi non superiori ad un anno.

Il Consiglio Direttivoattua le deliberazioni dell’assemblea e dirige l’associazione con tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione; delibera sulle domande di ammissione dei soci; redige il bilancio preventivo ed il rendiconto economico e finanziario da sottoporre all’assemblea, fissa le date delle assemblee ordinarie dei soci da indire almeno una volta all’anno e convoca l’assemblea straordinaria qualora lo reputi necessario o venga chiesto dai soci; redige gli eventuali regolamenti interni relativi all’attività sociale da sottoporre all’approvazione dell’assemblea degli associati; adotta i provvedimenti di esclusione  verso i soci qualora si dovessero rendere necessari; attua le finalità previste dallo statuto e le decisioni dell’assemblea dei soci.

Le riunioni del Consiglio sono convocate dal Presidente che ne fissa l’ordine del giorno. Il Presidente è obbligato a convocare la riunione del Consiglio ed a fissare specifici argomenti all’ordine del giorno, quando ne sia richiesto da almeno un terzo dei componenti in Consiglio.

La riunione del Consiglio è valida quando vi partecipi almeno la metà dei suoi componenti.

Le deliberazioni del Consiglio sono valide se assunte con il voto favorevole della maggioranza dei presenti. In caso di parità il voto del Presidente è determinante.

Le deliberazioni del Consiglio, per la loro validità, devono risultare da un verbale sottoscritto da chi ha presieduto la riunione e dal segretario. Lo stesso deve essere messo a disposizione di tutti gli associati con le formalità ritenute più idonee dal Consiglio direttivo atte a garantirne la massima diffusione.

Qualora durante il mandato vengano a mancare uno o più membri del Consiglio Direttivo si procederà alla loro sostituzione facendo subentrare i primi non eletti, che rimarranno in carica fino alla scadenza del mandato del consigliere o dei consiglieri sostituiti. Il Consiglio Direttivo decade nel caso in cui vengano a mancare suoi membri, senza possibilità di sostituzione, fino a ridurre a meno di 7 il numero dei componenti in carica oppure rimanga, per qualsiasi motivo, senza Presidente e nessun consigliere in carica sia disposto a subentrare nel ruolo. In questo caso l’Assemblea, convocata dai membri ancora in carica, sarà chiamata ad eleggere i nuovi componenti del Consiglio Direttivo.

Art.17 – Segretario

Il Consiglio direttivo può nominare un Segretario, scegliendolo anche tra associati non facenti parte del consiglio stesso.

Dura in carica finché vige il Consiglio che lo ha nominato.

Il Segretario da esecuzione alle deliberazioni del Presidente e del Consiglio Direttivo, cura la tenuta dei verbali ed attende alla corrispondenza.

Art.18 – Decadenza degli organi associativi

I titolari degli organi associativi decadono:

–      per dimissioni;

–      per revoca, quando non esplichino più l’attività associativa inerente alla loro carica, o quando siano intervenuti gravi motivi.

La revoca viene deliberata dall’assemblea degli associati, sentito il Dirigente per la quale è proposta.

Le dimissioni, o la revoca, del Presidente della associazione comporta la decadenza di tutti  gli organi statutari. In tal caso si applica la disposizione di cui al precedente art.15 comma 2.

Le dimissioni, o la revoca, degli altri dirigenti determina la loro sostituzione con il primo dei non eletti nell’ultima assemblea, il quale rimane in carica fino alla scadenza della durata originaria dell’organo associativo.

 

Art.19 – Obblighi di comunicazione

La nomina e le variazioni dei titolari degli organi associativi devono essere comunicate alla F.I.T.e.T unitamente a copia del verbale nei termini indicati dallo Statuto e dal regolamento Organico federale.

 

Art.20 – Bilanci

Il Consiglio Direttivo redige il bilancio preventivo e il rendiconto economico finanziario da sottoporre all’approvazione assembleare. Ogni associato, in occasione dell’approvazione, potrà avere accesso a detti documenti.

Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale ed economico-finanziaria della associazione, nel rispetto dei principi di trasparenza nei confronti degli associati.

L’incarico della gestione amministrativo contabile dell’associazione, previo apposito mandato del Consiglio Direttivo, può essere affidata al Segretario e/o ad un Tesoriere all’uopo nominato.

L’anno sociale e l’esercizio finanziario iniziano il 1° gennaio e terminano il 31 dicembre di ciascun anno.

Art.21 – Rappresentanti degli atleti e dei tecnici

Il Presidente, ogni qual volta ciò sia previsto dalle norme federali vigenti, convoca e presiede riunioni degli atleti/e tesserati e maggiorenni – nonché, ove vi siano le condizioni, dei tecnici -, per l’individuazione, tramite elezione od altri metodi di espressione democratica, del rappresentante atleti/e e del rappresentante tecnici. I rappresentanti così individuati esercitano tutti i diritti loro riconosciuti dall’ordinamento sportivo. Il Presidente custodisce i verbali delle suddette riunioni e ne cura la trasmissione alla F.I.TE.T, per il costante aggiornamento degli atti federali.

 

Art.22 – Devoluzione del patrimonio

In caso di estinzione dell’associazione il patrimonio residuo dopo la liquidazione dovrà essere devoluto, seconda la delibera dell’assemblea che decide lo scioglimento, ad altra associazione con analoga finalità sportiva;  in mancanza, vengono devoluti ad una società sportiva senza scopo di lucro della medesima provincia designata dalla F.I.TE.T.

Art.23 – Clausola compromissoria

Tutte le controversie insorgenti tra l’associazione ed i soci e tra i soci medesimi saranno devolute all’esclusiva competenza di un Collegio arbitrale costituito secondo le regole previste dalla Federazione Italiana Tennistavolo.

In tutti i casi in cui, per qualsivoglia motivo, non fosse possibile comporre il Collegio arbitrale secondo le indicazioni della F.I.TE.T, questo sarà composto da n. 3 (tre) arbitri, due dei quali nominati dalle parti, ed il terzo, con funzioni di Presidente, dagli arbitri così designati, o, in difetto, dal Presidente del Tribunale di Lecce.

La parte che vorrà sottoporre la questione al Collegio arbitrale dovrà comunicarlo all’altra con lettera raccomandata a.r. da inviarsi entro il termine perentorio di 20 giorni dalla data dell’evento originante la controversia, ovvero dalla data in cui la parte che ritiene di aver subito il pregiudizio ne sia venuta a conoscenza, indicando pure il nominativo del proprio arbitro.

L’arbitrato avrà sede in  Vernole e il Collegio giudicherà ed adotterà il lodo con la massima libertà di forma dovendosi considerare ad ogni effetto come irrituale.

Ogni qualvolta ciò sia compatibile dovrà essere adottata, al posto di quella sopra descritta, la procedura arbitrale prevista dalla Federazione Italiana Tennistavolo.

Art.24 – Norma di rinvio

Per quanto non previsto dal presente statuto si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dello statuto e dei regolamenti della Federazione Italiana Tennistavolo e in subordine le norme degli artt. 36 e ss. del Codice Civile.

Il presente Statuto  sostituisce o annulla ogni altro precedente statuto dell’associazione nonché ogni altra norma regolamentare della associazione in contrasto con esso.

 Il presente Statuto è stato approvato dall’associazione nella riunione del 10.09.2009

 

Letto, approvato e sottoscritto

 

 

 

 

IL PRESIDENTE                                                                      IL SEGRETARIO

 

 

 

 

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