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UtopiaSport all'Acaya: l'esclusione sociale

Foto della discussione sul temaL'iniziativa di Luigina Altamura è stata un'occasione di confronto sui temi dell'esclusione sociale, e UtopiaSport non è mancata all'appello sia con le attività associative, sia con Grazia Turco e Laura Ricci partecipanti attivite alla presentazione. Di seguito l'articolo di Laura che ringraziamo per il lavoro svolto.

Di Laura Ricci

Nell’afosa estate salentina, il territorio leccese non manda in vacanza la voglia di confrontarsi su temi come quello dell’esclusione sociale particolarmente scottanti ai giorni nostri.

L’iniziativa è stata di Luigina Altamura, ricercatrice in statistica, che ha voluto prendere spunto dalla presentazione del suo libro “L’esclusione sociale – Un modello multidimensionale di stima per piccole aree”, Akademos edizioni, per mettere a confronto una serie di realtà, varie e differenti l’una dall’altra, ma tutte impegnate nel sociale.

Nella suggestiva cornice del Castello di Acaya, vero gioiello architettonico nel centro storico del paesino, in molti ieri sera hanno risposto all’ invito.

Proprio per la presenza di un pubblico numeroso e qualificato c’è da registrare con soddisfazione la volontà dell’ autrice di non incentrare l’attenzione sulla presentazione del suo libro, ma di prenderlo come punto di partenza per un vero e proprio confronto, tra i relatori invitati. Una bella occasione per un franco confronto, insomma. Così è stato.

In qualità di moderatore, Stefano Marra di Akàdemos Edizioni, associazione leccese da sempre attenta al confronto culturale, ha moderato l’incontro, facendo da tramite tra le diverse personalità che hanno voluto portare la testimonianza della propria realtà.

Denominatore comune emerso nel dibattito, è stato il desiderio d’inclusione che si registra ai giorni nostri: il filo conduttore, la descrizione di come ognuno, nel proprio ambito, sia attivo per combattere i problemi dell’esclusione sociale.

Copertina del libro di Luigina Altamura

Don Nicola Macculi, direttore dell’ufficio di pastorale sociale del lavoro dell’arcidiocesi di Lecce, ha raccontato di come la popolazione soffra la disoccupazione e la mancanza di denaro per poter sopravvivere, e di come nel territorio salentino le strutture ecclesiali si siano dotate di mezzi come mense e banchi di opere di carità. “Ciò che manca è la fiducia, e per poterla riacquistare ci vuole tempo e trasparenza nell’ambito della politica, delle scuole e delle realtà ecclesiali”.

Dai toni più critici è stata la voce di don Antonio Murrone, parroco della parrocchia “San Massimiliano Kolbe” di Lecce, che ha voluto sottolineare come ogni tentativo di aiuto che provenga da parte della Chiesa sia un “rattoppo” momentaneo e a lungo termine inutile. Murrone ha voluto esortare le istituzioni pugliesi all’avvio di un progetto serio per aiutare chi ha difficoltà economiche serie, perché “la povertà si può combattere, ma è una questione politica. Bisogna muoversi sul serio come si fa altrove”.

Il discorso si è poi spostato sull’ambito filosofico grazie alla presenza della docente di storia della filosofia medievale all’Università del Salento,Nadia Bray, che ha voluto sviscerare il concetto di esclusione partendo dall’assunto che la verità sta dentro gli uomini, e la povertà viene da chi si sente povero. “È fondamentale dunque che ci si metta in prima persona in condizione di essere protagonisti della propria vita, evitando così “gli scarti” ma entrando in sinergia con il resto delle persone”.

Di seguito, la testimonianza di Giuseppe Scarciglia, responsabile per la Puglia del centro studi “Sergio De Risio”, che ha voluto mettere in evidenza come l’esclusione non sia solo di tipo economico e come la soluzione stia nella reciprocità; e quella di Emanuele Perlangeli, segretario regionale del “Progetto Policoro”, che ha descritto come questo sia stato istituito per aiutare i giovani in difficoltà, offrendo idee imprenditoriali e mezzi per realizzarle a chi non ne disponga.

Chi scrive, invitata in qualità di giornalista sportiva, e di atleta di UtopiaSport, associazione dilettantistica che unisce attività di diverso genere, aperta a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, ha sottolineato come lo sport costituisca una vera e propria ancora di salvezza per tanti che vi hanno trovato rifugio dalle inquietudini, sfogo creativo e mezzo di espressione della propria personalità.

Grazia Turco, campionessa di Handbike e vice presidente di UtopiaSport, ha raccontato in prima persona le difficoltà che una persona con disabilità debba affrontare giornalmente. Ha evidenziato come le strutture presentino grandi lacune, solo per dirne una: le barriere architettoniche. Ha commentato: “La forza di volontà e la gioia nel fare le cose sono le soluzioni per non fermarsi davanti alle difficoltà, che sono tante, ma vanno affrontate. UtopiaSport nasce per questo, per offrire una possibilità a tutti”.

Andrea Iurlano, docente “CPIA” - Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, ha raccontato come sia importante l’elemento motivazionale nei confronti di chi si trova in difficoltà; a questa è poi seguita l’esortazione di Daniele Albetta, esperto in rilascio e rinnovo di permessi di soggiorno, ad affrontare le problematiche in modo tale da non passarci sopra, e da spronare al dialogo, che spesso manca nelle istituzioni.

L’avvocato Tommaso Altamura ha poi “chiuso” la tavola rotonda, esternando la propria esperienza da legale dello sportello immigrati della Caritas di Otranto e definendo quello degli immigrati come tema “pericoloso”: “Degli immigrati se ne parla solo nei casi negativi”, ha detto poi facendo riferimento al romanzo “Il processo” di Kafka, in cui un uomo veniva accusato di una colpa misteriosa di cui, alla fine, si convince. “È come per gli immigrati: vengono accusati di qualcosa e di quello loro se ne fanno una ragione”. L’elemento da combattere, ha concluso l’avvocato, è la stupidità che deriva dal puntare il dito solo per principio.

Gli applausi di un pubblico attento e partecipe hanno sottolineato il successo dell’iniziativa di Luigina Altamura, legata al suo libro che racconta l‘esclusione, e le possibilità invece dell’ inclusione sociale, anche con statistiche e formule, ma mai dimenticando che sempre in questi casi: “Parliamo di persone, non di numeri”.

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